Si Alza il Vento: un’analisi appassionata dell’ultimo grande Miyazaki

«Le vent se lève!… il faut tenter de vivre»

Uscito nel 2013, Si alza il vento si distacca dai classici film di Hayao Miyazaki.
Infatti non troviamo in esso i soliti personaggi, quali streghe, spettri o quant’altro a cui il maestro giapponese ci aveva abituati a vedere nei sui lungometraggi: l’ambientazione è storica e ci porta nel Giappone antecedente la seconda guerra mondiale, per seguire la storia di Jirō Horikoshi, progettista di vari aerei caccia Mitsubishi tra cui il famoso A6M Zero, sapientemente miscelata con il romanzo semi-biografico Kaze tachinu (風立ちぬ  ovvero Il Vento si alza d’improvviso) di Tatsuo Hori, scritto tra il 1936 e il 1937 ed ambientato in un sanatorio a Nagano in Giappone.

Miyazaki torna con questo lungometraggio a farci assaporare la sua passione per il volo, grazie al protagonista Jirō che, dopo un sogno in cui ha immaginato di incontrare il Conte Caproni (altro storico progettista dell’aviazione italiana), decide di intraprendere la vita del progettista di aerei. Sarà proprio durante il viaggio intrapreso per andare all’Università Imperiale di Tokyo, nel momento esatto del Grande Terremoto del Kantō, che la storia del progettista s’intreccierà con quella narrata nel romanzo di Hori, attraverso l’incontro di Jirō con la giovane Nahoko.

Terminati gli studi, Jirō entra a lavorare alla Mitsubishi. Di ritorno da un viaggio in Germania, intrapreso per studiare la tecnologia Junker acquistata dalla casa giapponese e dopo la sosta obbligata generata dal fallimento del primo progetto di aereo da caccia 1MF10, del quale era ingegnere capo, Jirō si ritira brevemente in villeggiatura.
Qui incontra nuovamente Nahoko, ora diventata grande, della quale si innamora. La ragazza però si scopre essere malata di tubercolosi: i due si fidanzano, ma vista la situazione decidono che si sposeranno solo una volta che Nahoko sarà guarita.

Jirō torna quindi alla Mitsubishi, dove inizia il progetto del caccia A5M, mentre Nahoko si reca in un sanatorio; di lì a poco, però, la voglia di rivedere l’amato la porterà a scappare via, per raggiungere Jirō.
I due decideranno infine di sposarsi, malgrado Nahoko non sia assolutamente guarita e lo faranno in forma privata a casa del supervisore di Jirō, il signor Kurokawa, nella dependance del quale si stabiliranno per vivere assieme.

Miyazaki ci mostra la loro vita familiare, con delicati momenti di felicità che si contrappongono alla malattia di Nahoko, fino al giorno del collaudo del A5M, momento in cui lei ritornerà di nascosto al sanatorio, risparmiando al suo amato la preoccupazione di doverla vedere in fin di vita proprio nel giorno più importante della sua carriera di progettista.

La storia giunge alla sua conclusione con la fine della Seconda Guerra Mondiale, quando Jirō ritroverà in sogno il Conte Caproni, sovrastato in cielo da uno stormo di Zero, partiti per la guerra e mai più ritornati.
Rivede inoltre un’ultima volta la sua amata Nahoko, che lo incita a vivere anche se lei non c’è più.

Il film di Hayao Miyazaki, pur distaccandosi contemporaneamente sia dalla reale biografia di Jirō Horikoshi, sia dalla trama del romanzo di Tatsuo Hori, riesce comunque perfettamente nell’intento di omaggiare questi due importanti personaggi della storia giapponese: in particolare, anche se nel film ci sono precisi riferimenti al villaggio montano descritto nel libro come il luogo in cui il narratore e la sua amata si incontrano per la prima volta, manca completamente la descrizione della vita dei due all’interno del sanatorio, che è invece l’ambientazione della maggior parte della narrazione su cui è costruito il romanzo; tuttavia, Miyazaki è riuscito ugualmente, anche se con scene differenti, a trasmettere lo spirito profondo del romanzo, di questo amore vissuto giorno per giorno pur nella consapevolezza che la malattia procedeva inesorabilmente verso la morte di lei.

Quel verso, Le vent se lève!… il faut tenter de vivre, tratto dall’opera poetica di  Paul Valéry Le cimetière marin, più volte citato sia nel film che nel libro, è infatti ripreso come un richiamo alla vita anche nei momenti più bui.

Detto ciò, io penso che questo sia uno dei film più ispirati del maestro Miyazaki e le emozioni che ti lascia dentro non sono facili da spiegare, dallo sconforto nel vedere il sogno di un uomo tramutato in strumento bellico, alla tristezza per la malattia di Nahoko, mitigati dalla forza sia di Jirō che Nahoko nel vivere i propri sogni appieno, che siano essi progettare aerei o piuttosto vivere appieno il proprio amore.

Ci tengo a precisare che, seppur gli A6M Zero siano tristemente noti per il loro ruolo durante la seconda guerra mondiale, il film non è assolutamente da considerare un’apologia alla guerra, ma anzi viene enfatizzata la tristezza di Jirō nel vedere la sua creazione usata come strumento di morte: il punto focale sta infatti nel suo spingersi a creare “splendidi sogni”.

Le musiche di Joe Hisaishi, storico collaboratore di Miyazaki, si fondono perfettamente con la trama e danno quella profondità che solo una grande colonna sonora può dare, regalando ancora una volta brani musicali già divenuti dei classici, ai quali va aggiunto un lavoro di sound design impressionante: come già era accaduto in altri grandi film della maturità, come Principessa Mononke (Mononoke-hime), anche in questo caso ai suoni ed ai rumori ambientali, si aggiungono voci e respiri animaleschi a rendere quasi animalomorfi o demoniaci dei fenomeni naturali quali un terremoto o un incendio, come esemplificato nella clip seguente:

A proposito, inoltre, della musica di questo film, vale la pena soffermarsi su un particolare molto interessante ed esplicativo di quale sia il modo di lavorare di un artista quale Hayao Miyazaki ovvero la canzone finale, quella Hikoukigumo presente nei titoli di coda e nei tanti trailer pubblicitari e che non fu composta appositamente per questo film, come si potrebbe credere, ma che fu creata nel lontano 1973 dalla cantautrice Yumi Matsutoya, nota anche con lo pseudonimo amichevole di Yuming, le cui canzoni già in passato erano state usate dai Ghibli Studios per il commento sonoro di altri film di animazione, come fu nel 1989 per Rouge no Dengon e Yasashisa ni Tsutsumaretanara, entrambe tracce musicali del film Kiki, Consegne a domicilio (Majo no takkyūbin).

Nel periodo iniziale della sua carriera, quando ancora usava il suo vero nome di battesimo di Yumi Arai, la nostra cantautrice, di ritorno nella sua città natale dopo una lunga serie di tournée in giro per il Giappone, fu accolta dalla triste notizia della morte di una sua amica del cuore, stroncata da una malattia a soli 14 anni: questo la spinse a scrivere le struggenti parole e le bellissime musiche di questa canzone, in onore proprio della sua amica scomparsa.

Oggi la Matsutoya è un nome importantissimo nel panorama pop giapponese, ma all’epoca in cui uscì questo brano non aveva ancora vent’anni, con tutta la sua carriera ancora aldilà da venire e questo brano sarebbe di certo finito nel dimenticatoio, se non fosse stato per la volontà del maestro Miyazaki di inserirlo proprio nella soundtrack del ultimo film.

Di seguito potete vedere il video musicale (EMI Music) della canzone, con immagini della stessa Matsutoya in visita ai Ghibli Studios:

in fondo a questo post, per la curiosità di chi volesse approfondire, potrete trovare anche il testo in giapponese (translitterato e romanizzato dal kanji) di Hikoukigumo, con relativa traduzione in italiano: la lettura di quelle parole farà di certo meglio comprendere le ragioni poetiche che hanno spinto Miyazaki alla sua scelta.

In conclusione, consiglio pertanto a tutti di vedere questo capolavoro di animazione giapponese, edito in Italia da Lucky Red, ma anche di leggere il romanzo di Tatsuo Hori edito da Kappalab Edizioni.

In più, se siete amanti della storia della Seconda Guerra Mondiale, vi invito per restare in tema a leggervi anche In questo Angolo di Mondo (Kono sekai no katasumi ni) e Hiroshima, nel paese dei fiori di ciliegio (Yūnagi no Machi, Sakura no Kuni) di Fumiyo Kono, emtrambi editi da Kappalab ed anche a gustravi la trasposizione animata del primo, edita da Dynit.


Hikoukigumo

Parole e Musica di Yumi Matsutoya (Yumi Arai)
Eseguita da Yumi Matsutoya (Yumi Arai)

Shiroi sakamichi ga sora made tsuzuiteita
Yura yura kagerou ga
Ano ko o tsutsumu
Dare mo kizukazu tada hitori
Ano ko wa nobotte yuku
Nani mo osorenai soshite maiagaru

Sora ni akogarete sora wo kakete yuku
Ano ko no inochi wa hikoukigumo

Takai ano mado de ano ko wa shinu mae mo
Sora o miteita no
Ima wa wakaranai
Hoka no hito ni wa wakaranai
Amari ni mo wakasugita to
Tada omou dake keredo shiawase

Sora ni akogarete sora o kakete yuku
Ano ko no inochi wa hikoukigumo

Sora ni akogarete sora o kakete yuku
Ano ko no inochi wa hikoukigumo

La bianca strada ripida raggiunse il cielo
Ondeggiando da una parte all’altra, la foschia di calore avvolse quel bambino
Nessuno se ne accorgeva, tutto solo
Quel bambino si arrampicava
Senza paura, volava

Ammirare il cielo, Sfondare il limite del cielo
La vita di quel bambino è come una scia bianca

Ancor prima che quel bambino morisse, attraverso la finestra più alta
stava guardando il cielo. Non so se lo fa ancora
Nessuno lo saprà
Penseranno solo che era troppo giovane (per morire)
ma ora è finalmente felice

Ammirare il cielo, Sfondare il limite del cielo
La vita di quel bambino è come una scia bianca

Ammirare il cielo, Sfondare il limite del cielo
La vita di quel bambino è come una scia bianca